Deadpool spara, uccide e dice parolacce a raffica. Nella vita precedente era il mercenario Wade Wilson (Ryan Reynolds) ex agente operativo delle Special Forces, che, dopo essere stato sottoposto a un esperimento, aveva acquisito il potere del Fattore Rigenerante e una nuova identità come Deadpool appunto.
Dotato della capacità di guarire rapidamente e di un feroce senso dell’umorismo, Deadpool andrà a caccia dell’uomo che gli ha quasi rovinato la vita.
Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) è un piccolo delinquente romano che tuffatosi nel Tevere per sfuggire alla Polizia entra in contatto con una sostanza radioattiva e si ritrova ad avere un forza sovrumana.
Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Tutto cambia quando incontra Alessia (Ilenia Pastorelli), convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot.
Deadpool e Lo chiamavano Jeeg Robot. Un film USA ad altissimo costo e uno italiano a basso budget: in apparenza, poco in comune, in realtà tanto. A cominciare dai protagonisti: molto poco eroi classici, di quelli magari tormentati, ma alla fine sempre pronti a schierarsi dalla parte del Bene.
A Deadpool e Jeeg Robot-Ceccotti del Bene importa poco e nulla, ciò che gli sta a cuore è la vendetta (per il primo) e il rubare soldi per comprarsi video porno e yogurt (il secondo). Anche se entrambi in fondo hanno a cuore due donne. Ed entrambi hanno dei super-nemici: Ajax (Ed Skrein) per Deadpool e lo Zingaro (Luca Marinelli) per Ciccotti.
Guaglianone e Menotti) non hanno però in comune solo questo somiglianze formali, ma l’approccio. Entrambe i lavori si presentano come un frullato di cultura pop, fumetti, cartoni animati, canzoni, film, programmi tv, senza scrupoli e problemi.
Ambedue dimostrano di aver fatto tesoro della lezione di Tarantino senza sudditanze. Il loro eroi “coatti”, brutti, sporchi e cattivi sono originali, divertenti, scorretti non solo per calcolo di botteghino o di marketing, ma in maniera spontanea e naturale.
Deadpool sta ai film della Marvel/Disney come Lo chiamavano Jeeg Robot sta a Il ragazzo invisibile di Salvatores: i secondi sono prodotti ben fatti, ma alla fine stereotipati, uniformi; i primi sono slabbrati, vitalistici, innovativi. Giocano, citano, parodiano, mettono in fila gli stereotipi e i topos del film di genere (Lo chiamavano Jeeg Robot), come nel fumetto originale spezzano l’illusione scenica e la quarta parete rivolgendosi direttamente agli spettatori (Deadpool).
Dovendo scegliere, diamo la medaglia a Mainetti e al suo Ciccotti: non perché sia un film italiano, ma perché ha dalla sua un asso che nei film USA manca troppo spesso, il cattivo, il villain.
Lo Zingaro di Marinelli è modellato sul Joker di Batman, ma non è un personaggio pantografato: è ben radicato nella sotto-cultura nostrana (ha avuto il suo momento di gloria partecipando a Buona domenica su Canale 5), canta Anna Oxa

