Qual è il primo sguardo del titolo del libro-conversazione tra Ermanno Olmi e Marco Manzoni (Il primo sguardo, Bompiani, pp.192, euro 12)? “Quel primo sguardo che mio padre e mia madre si sono scambiati capendo, in quell’istante, che si stavano innamorando l’uno dell’altra. Questa è la mia data di nascita: quel primo sguardo ha dato origine a tutto il resto come un accadimento inevitabile”.
Il libro non è un “Il cinema secondo Olmi”. Non ripercorre la sua carriera di cineasta stazione dopo stazione, film dopo film. È invece un affrontare temi basilari, personali e generali.
Per esempio l’etichetta di Olmi come “regista cattolico”. L’autore de L’albero degli zoccoli non si è “mai posto la questione della fede come un problema. Che sia Dio ad avermi procurato la vita può essere importante, ma anche no. Devo essere grato a Dio, del fatto che esisto e vivo questa vita che mi sorprende e stupisce continuamente? A chi posso dire un grazie? Se lo dico a Dio, confesso che la cosa non mi dà grande soddisfazione. Se ha creato la vita è perché aveva le sue ragioni. Lo verrò a sapere quando tornerò a essere una nuvola che è evaporata dal mare”.
Se non cattolico, cristiano? “Quando mi chiedono: Sei cristiano?, rispondo che io sono un aspirante cristiano, nel senso che vorrei essere di quel livello esistenziale, per me irraggiungibile”.
Infine, l’etichetta di “regista poetico”. Lui stesso ammette senza problemi che “a un certo momento in poi ho girato film che sono più delle icone che film realistici”. Perché arriva “un momento in cui scopri la realtà, ti poni delle domande, ma non ti affanni tanto a trovare la risposta, in qualche modo ti accontenti e non vai più di tanto in profondità, percepisci che la risposta a quelle domande verrà più in là”.
